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Il biologico compie 40 anni, ma il mercato langue al 6%


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Benritrovati su AgriNext, l’informazione sull’agricoltura in transizione che da Bruxelles arriva sulle nostre tavole. La newsletter è a cura di Alessia Capasso, Food & Agri reporter per Europa.Today.it (per commenti, suggerimenti ed eventuali correzioni scrivete ad alessiacapasso@yahoo.it).
 Nell’ultima puntata del nostro podcast abbiamo intervistato Cristiano Fini, presidente della Cia – Agricoltori italiani. Ci ha parlato dell’impatto nelle aziende agricole delle misure green varate da Bruxelles nella Politica agricola comune. Ascolta la puntata su Spotify.

Fuori dal gregge – Rapporti e dati

Conferme – Mentre le prime norme italiane sul biologico si apprestano a festeggiare il loro 40° anniversario, in Francia uno studio congiunto INRAe-Ifremer pubblicato il 30 aprile ha confermato che l’agricoltura biologica è il metodo più efficace per proteggere la biodiversità. Philippe Camburet, presidente della Fédération d’Agriculture Biologique (FNAB), ha sottolineato che solo con il tempo si è potuta verificare la validità ambientale del modello bio e che ora è urgente sostenere le aziende certificate, non solo per salvaguardare la biodiversità ma anche la sovranità alimentare. Il rapporto BiodivLabel evidenzia che le etichette biologiche più rigorose, incluse quelle Demeter e Nature & Progrès, incorporano le pratiche più ambiziose per la tutela del suolo e della fauna, rafforzando il valore aggiunto delle certificazioni attente a criteri ambientali e sociali.

Bio flop – Nonostante studi e certificazioni, in Francia il bio mostra segnali di crisi inequivocabili: i prezzi più alti, del 15-35 per cento superiori al convenzionale, e l’inflazione ne hanno ridotto il consumo sotto il 6 per cento della spesa alimentare. Aggravante: 257 milioni di fondi Ue per le conversioni al bio provenienti dalla Pac sono rimasti inutilizzati. La Nature and Man Foundation ha rilevato un calo del 12 per cento delle vendite nei supermercati tra il 2020 e il 2023, mentre il ritorno al convenzionale da parte delle imprese rurali cresce del 42 per cento. Prima di spegnere le candeline, nel mondo del bio un bilancio andrà fatto.

Bottiglie rivali – Nell’eterna contesa tra vino francese e italiano, l’Eurostat certifica per il 2024 una sorta di pareggio. La Francia è il principale esportatore per fatturati, mentre l’Italia è prima per numero di bottiglie vendute all’estero. Lo scorso anno le vigne transalpine hanno guidato l’export di vini secchi e con bollicine per un valore di 10,9 miliardi di euro, mentre l’Italia si è confermata prima per volume venduto, con 14 milioni di chili di vini bianchi, rossi e prosecco contro gli 8 dei cugini d’Oltralpe. Considerando tutte le bevande alcoliche, quindi anche birre, liquori e distillati, la medaglia d’oro tocca ancora a Parigi, che vanta un export verso Paesi extra-Ue pari a 12,1 miliardi, mentre l’Italia si ferma a 7,5 miliardi. Nel frattempo però decine di ettari di vigneti transalpini vengono sradicati, perché di vino se ne produce troppo.

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Adieu – Intanto, come riporta Vitisphere, il Consiglio dei Vini di Bordeaux (Civb) sta valutando la possibilità di disboscare ulteriori 4mila ettari di vigneti entro la fine del 2025. Se venisse approvata la misura, circa il  20% della superficie vitata della regione verrebbe abbandonata. Il motivo? Il consumo di vino è in calo.

“È ovvio che non possiamo produrre più di quanto possiamo vendere. Questo non è sostenibile”, ha spiegato il presidente del Civb Allan Sichel all’assemblea generale dell’associazione. Un piano approvato nel 2023 prevedeva inizialmente la trasformazione di circa 8mila ettari. A dicembre 2024, è stata ampliata a 14mila. Queste estirpazioni non sono però prive di costi e le casse regionali languono. Bisognzerà capire in che misura possa contribuire il “pacchetto vino” presentato da Bruxelles pochi mesi fa per fronteggiare questa crisi che riguarda tutta la produzione europea.

La settimana agroalimentare nell’Unione europea

Al voto – La commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo voterà il 5 maggio la modifica dei dazi doganali per le importazioni provenienti da Russia e Bielorussia. In quella stessa seduta il Comitato AGRI esaminerà la proposta di rafforzamento della posizione degli agricoltori nella filiera alimentare, frutto di una consultazione avviata lo scorso 10 dicembre con l’obiettivo di correggere gli squilibri contrattuali tra produttori, trasformatori e distributori.

Squilibrio cronico – Il rapporto preparato dalla commissione AGRI descrive un settore in cui gli agricoltori incassano meno del 25 per cento del prezzo finale, mentre i grandi rivenditori trattengono la quota maggiore. Il documento denuncia pratiche commerciali sleali ancora diffuse, come la scarsa trasparenza sui prezzi e la concentrazione del mercato nelle mani di pochi operatori. Tra le proposte chiave figurano l’istituzione di un osservatorio europeo dei margini, l’uso obbligatorio dei contratti scritti, il rafforzamento delle sanzioni contro chi viola le regole e una maggiore responsabilità di trasformatori e distributori nei costi ambientali del Green Deal.

Ipse dixit


”Serve una politica industriale forte, serve sostenere l’economia reale, serve una nuova stagione dopo il disastro del Green Deal che non rappresenta una lotta al cambiamento climatico, ma un attacco all’agricoltura e all’industria” – Antonio Tajani al Congresso del Partito popolare europeo a Valencia, rilanciando polemiche sul rapporto tra sostenibilità e competitività agricola.

Cosa bolle in pentola

Question time – Una decina di eurodeputati dei Socialisti & Democratici, tra cui Dario Nardella, Stefano Bonaccini e Camilla Laureti, ha presentato una domanda scritta alla Commissione su due documenti chiave: la comunicazione “Una visione per l’agricoltura e l’alimentazione”, che ribadisce il ruolo strategico della Pac per stabilizzare i redditi agricoli, e “La strada verso il prossimo quadro finanziario pluriennale”, che introduce il modello del “piano per Paese” e un fondo unico. I firmatari chiedono come Bruxelles intenda finanziare gli obiettivi agricoli evitando tagli alla Pac, se sosterrà il fondo unico nonostante i timori di indebolimento delle priorità chiave e come garantirà il ruolo del Parlamento nella definizione del nuovo quadro finanziario pluriennale.

Pnrr twist – Sul tema in settimana si è espresso anche Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei. L’esponente del governo di Giorgia Meloni ha avvertito in audizione al Senato che il metodo Pnrr rischia di estendersi alla coesione e alla Pac, finanziando progetti sulla base di performance nazionali e marginalizzando le politiche tradizionali. Secondo Foti, la partita si gioca sul mantenimento dell’equilibrio tra obiettivi e distribuzione delle risorse.

L’agenda agricola a Bruxelles e dintorni

5 – 8 maggio, Strasburgo – Sessione plenaria per gli eurodeputati. All’ordine del giorno ci saranno la risposta alle misure commerciali degli Stati Uniti e la valutazioni di opportunità commerciali globali per l’Ue. Il dibattito più intenso riguarderà le priorità per la prossima proposta sul bilancio a lungo termine dell’Ue. Ci sarà infine il voto sulla strategia per la resilienza delle acque, un elemento cardine per il settore agricolo.

07 maggio, Bruxelles – Al via la seconda edizione del Youth Policy Dialogue (YPD), una piattaforma per i giovani agricoltori, che dialogheranno con il Commissario Christophe Hansen. Al centro del dibattito ci sarà l’evoluzione dell’agricoltura, i sistemi alimentari e la strategia di rinnovamento generazionale.

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8 Maggio, Bruxelles – La Commissione organizza una conferenza sulla “Visione per l’agricoltura e l’alimentazione”. Maggiori info disponibili a questo link.  

06 – 08 maggio, Rimini – Parte la 42ª edizione di Macfrut, la fiera dell’ortofrutta. Il solo comparto dell’ortofrutta fresca vale più di 17 miliardi, oltre un quarto del totale della produzione agricola nazionale. Nel 2024 l’export del settore ha raggiunto 6,4 miliardi di euro, con una crescita del 6,3 % rispetto al 2023 e del 30,3 % rispetto al 2019.



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